Chi è un introverso?
Introverso. Una parola che sta diventando sempre più popolare. Molti leader, anche del passato, ora si scoprono essere introversi. Ma cosa significa davvero?
Il primo a introdurre l’argomento è stato lo psicologo Carl Jung, intorno al 1920, il quale studiando come gli individui interagiscono ha definito l’introversione come la tendenza a concentrare la propria energia nel proprio mondo interiore.
Negli anni ‘60 un altro psicologo, Eysenck, crea una teoria simile fondata sull’idea che l’introverso sia sovrastimolato dall’ambiente mentre l’estroverso ne sia sottostimolato.
Ciò nonostante l’introversione è stata a lungo fraintesa e considerata una condizione non desiderabile. Una condizione di chiusura al mondo e dalla quale sarebbe stato meglio uscirne.
Tutto ciò rafforzato dal mito dell’eroe forte e sicuro di sé che con spavalderia affronta il mondo e partecipa attivamente nella società.
Come se gli introversi fossero incapaci di integrarsi nella vita con altre persone.
Ma non è così.
Fortunatamente a dare uno scossone a questi preconcetti è arrivato il best seller Quiet Revolution, di Susan Cain, che finalmente ha raccontato al mondo gli introversi sotto una luce diversa.
Così come era stato fatto in precedenza da Jung e Eysenck. Ma stavolta ottenendo l’attenzione del grande pubblico.
Mettendo in risalto come, di fondo, l’introversione non sia altro che una preferenza ad un ambiente a bassa stimolazione (essendo gli introversi già auto-stimolati dal proprio mondo interiore).
Preconcetti sugli introversi
- Sono timidi
Spesso quando si pensa ad un introverso si immagina una persona timida che ha difficoltà a relazionarsi con altre persone. Da qui il malinteso comune che l’introversione sia un difetto caratteriale invece che un tipo di personalità.
La timidezza invece è una vera e propria paura. Una paura che innesca una chiusura verso gli altri. Un timido potrebbe tranquillamente avere un’indole estroversa e non riuscire ad aprirsi agli altri.
Invece un introverso ha semplicemente meno necessità di aprirsi agli altri perché ha meno bisogno di stimoli esterni.
- Sono asociali
A volte sono visti come maleducati perché non partecipano ad attività sociali.
In realtà non sono asociali ma lo stare in situazioni affollate richiede loro un grande dispendio di energie.
Mentre un estroverso si ricarica in presenza di dinamiche sociali molto attive, un introverso ha bisogno di quiete e solitudine per ricaricarsi.
Come capire se sei introverso
- Agli introversi piace lavorare da soli
Un introverso dà il meglio di sé quando è da solo. Solo allora può dare libero sfogo a tutti i suoi pensieri e concentrare le proprie energie verso un obiettivo senza distrazioni.
- Agli introversi interessano le idee
Sono attratti da conversazioni e attività incentrate su argomenti profondi e ciò li spinge ad elaborare idee più articolate.
- Gli introversi vogliono pochi amici ma buoni
Non vogliono stare sempre da soli. Hanno bisogno anche loro di interagire con gli altri. Ma preferiscono farlo con gli amici più intimi ed i familiari. Preferiscono poche relazioni ma più strette.
In conclusione
L’introversione è una inclinazione dell’individuo per un mondo più piccolo e più intimo.
Naturalmente non esiste un introverso o un estroverso al 100%. Esiste una scala intermedia. Ma ognuno di noi propende verso una di queste due personalità.
Ora sta a te capire in quale ti riconosci maggiormente. E di conseguenza fondare su ciò i tuoi punti di forza.
Perché non dobbiamo essere tutti uguali.
Ma distinguerci secondo i nostri talenti.